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CENTOUNO RISVEGLI

Abbassa il rumore

Socchiuderai gli occhi

Sulla rosea terra

Una di noi parlerà per te

Dal sogno

Perché scomposte le trame

Tu ne inventerai di nuove.


 

Tutto comincia da un sogno di inizio gennaio 2021.  O forse dal risveglio.  

Siamo in due e ci lanciamo una sfida: raccontarci tramite i vocali i nostri sogni al risveglio per centouno giorni consecutivi. 

Questa è la base da cui partiamo. Per tre mesi è la prima cosa che facciamo ogni mattina. 

Dopodiché, ascoltiamo i sogni a un anno di distanza seguendo l’armonia del caso, ed emerge il desiderio di scandirli come le profondità marine, seguendo antichi echi di arte mnemonica (cit. Giordano Bruno).

 

Azioni, spazio, tempo, figure, rari profumi e modi intrecciati. Il sogno non è più nostro ma è restituito a una materia comune, le cui trame possono ora generarsi e rigenerarsi con i gesti di chi la attraversa.




 

Un'installazione polisensoriale e interattiva, due dispositivi:

L’esperienza di Centouno Risvegli si snoda attraverso diversi ambienti di cui i principali sono: una stanza del sonno e la stanza generativa. Si esperisce due persone alla volta. 

Nella stanza del sonno i due partecipanti sono portati a scegliere uno dei due punti di ascolto sotto forma di “giacigli” presenti, ed entreranno in contatto con le registrazioni dei sogni delle centouno notti consecutive che compongono il progetto, ascoltando a seconda del giaciglio scelto i sogni di Lea o di Martina.

Dopo una decina di minuti di ascolto, al suono inconfondibile di una sveglia, si entra nella stanza generativa nella quale si è invitati a comporre una poesia visiva e onirica utilizzando liberamente le immagini e le parole  estratte dai sogni e messe a disposizione su un episcopio (lavagna luminosa). 

Il processo generativo è accompagnato da una musica suonata live che segue e agisce sulla poesia proiettata che prende forma. 

Una volta creata l’immagine si chiede ai due partecipanti di raccontarla ad un registratore come se si narrasse un sogno a chi non puó vedere l’immagine. 

Quest’ultimo atto di traduzione è la parte conclusiva dell’esperienza. 

L’ascolto dei sogni, l’ambiente sonoro, visivo e olfattivo crea le condizioni di accesso ad uno stato liminale di coscienza che permette la creazione di piccole opere poetiche. 

Concezione e realizzazione

Martina Magno e Lea Walter


In Collaborazione con Paolo Benvenuti e Marco Stefanelli

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