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 In ARBERIA

Arberia è il nome che usano gli Arbëreshë (Albanesi d’Italia) per definire la loro nazione “sparsa” nell’Italia meridionale. Una nazione dispersa geograficamente in molti luoghi ma unita dalla lingua. Infatti, l’antica lingua arbëreshë continua ad essere parlata e trasmessa dai discendenti di quei “migranti” che fuggirono dall’impero Ottomano e vennero a stabilizzarsi in Italia tra il XV e XVIII secolo. Una lingua che si pone dunque come una sorta di confine, di argine, di contenitore identitario, scavalcando e mettendo in questione l’idea consueta di confine amministrativo-territoriale.

Negli ultimi cinquant’anni, con l’abbandono dei paesi arbëreshë per via del fenomeno migratorio che ha riguardato tutto il Meridione e per la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa che hanno unificato la penisola sotto una stessa lingua, l’arbrshit è sempre meno praticato.

Il riconoscimento di queste comunità come parte di una “minoranza linguistica” non basta per mantenere vivo un idioma che si sta perdendo tra i ricordi dei più anziani e nei canti dei più giovani, i fiori sboccianti di un paesaggio in continua evoluzione.
 

Il Collettivo RADIOnoMade esplora parte di tale nazione (Albania d’Italia) mettendo a fuoco le sue peculiarità e dando forma ad una Geografia dell’Altrove.


COSTRUZIONE DEL PROGETTO

In quest’occasione ci è sembrato importante affrontare il tema della migrazione quale fenomeno che crea ponti tra culture e comunità diverse. Le migrazioni, anche se forzate da condizioni difficili, portano, ai popoli che le vivono, una trasformazione che prevede l’elaborazione di nuove risposte e di nuove strategie di convivenza.

In un prima fase esplorativa del territorio e delle comunità abbiamo incontrato e intervistato diversi esponenti della cultura arbereshe:

  • Cons. Aldo Marino
    Console Onorario di Albania in Italia, ex-sindaco di Vaccarizzo

 

  • Prof. Adriano Mazziotti
    ricercatore e autore di pubblicazioni sulla cultura Arbereshe

  • Prof. Michelangelo Laluna
    Direttore dell’Italian Engineering Program per l’Università di Rhode Island e Fondatore del Centro Studi Deradiani

  • Prof. Renato Guzzardi
    Regista di “Katundi Yne”, film girato in super8 nel 1975

  • Dott.essa Anna Lucia Casolaro
    Autrice della tesi sulla lingua e tradizioni Arbereshe nel 1977, Università di Cosenza, concessione delle registrazioni audio originali

  • Viky Baffa
    Cantante e Attrice in diversi gruppi di tradizione popolare arbereshe

  • Prof. Lello Pagliaro
    Etnomusicologo e fondatore del gruppo Cooperativa Musicale Arbereshe

  • Dott.ssa Annunziata Bua
    Responsabile dello sportello Linguistico di San Cosmo Albanese

  • Dott.Giovanni Argondizza
    Ricercatore e autore di pubblicazioni sulla cultura Arbereshe

  • Prof. Ettore Marino
    Ricercatore e autore di pubblicazioni sulla cultura Arbereshe

  • Marco Moccia
    Cantautore del gruppo Bashkim Etnofolk

Durante la fase di ricerca abbiamo raccolto e rielaborato in chiave interpretativa diversi materiali d’archivio audio, video e fotografico:

  • Film “Katundi Yne”, Renato Guzzardi, 1975

  • Audio-cassette di registrazioni sulla lingua arbershe, Anna-Lucia Casolaro, 1974

  • Film su Zef Serembe e il Matrimonio Arbereshe, prodotti dal Comune di San Cosmo Albanese, 1992

  • Raccolta di Vjersh Antichi, 1997

  • Foto d’archivio del Museo del Costume Arbereshe di Vaccarizzo a cura di Raffaele Sposato

In parallelo abbiamo scelto di  documentare tre momenti significativi per le comunità in questione:

 

  • La “Jav e Madh” La Settimana Santa che precede la Pasqua con il rito dell’”Acqua Muta” e del grande fuoco di mezzanotte a Vaccarizzo Albanese e San Demetrio Corone

 

  • I Vjersh cantanti da tre voci a San  Cosmo Albanese

 

  • Le “Vallje” (Festival di Danze tradizionali) a Civita Intervista agli alunni di una Scuola Elementare di San Giorgio Albanese

OPERA

Abbiamo scelto l’immagine della Casa quale simbolo portatore di cultura, sogni e visioni degli abitanti dell’Arberia. Siamo partiti dalla storia degli albanesi di Calabria che per ben quasi 150 anni non potettero costruire vere e proprie case nei territori a loro concessi dagli Aragona. Per l’aspetto formale della Casa abbiamo preso a simbolo la gonna (Xhipuni) del prezioso vestito tradizionale delle donne arbereshe.

Fuori, l’allestimento ripropone la struttura della Sheshi (piazza) intesa quale luogo di scambio e di convivialità invitando di volta in volta musicisti, poeti ed attori ad animare, con la propria arte, i visitatori che hanno deciso di entrare nella Casa. La tenso-struttura ricorda quindi una grande gonna dai colori tipici dei vestiti Arbereshe, nel quale i visitatori sono invitati ad addentrarsi nell’atmosfera intima di una casa, per trascorrere un viaggio nel tempo e nei suoni nell’Arberia di ieri e di oggi attraverso l’incontro di (S)oggetti parlanti.

Sono gli oggetti che hanno caratterizzato fortemente il passaggio progressivo dalla cultura rurale-pastorale a quella post-moderna. Essi simboleggiano il dilagare di una cultura di massa spesso omologante che ha pian piano soppiantato la cultura tradizionale arbereshe, sopratutto nel quotidiano.

La Radio, Il Telefono e la Televisione: in ognuno di questi oggetti, grazie a tecnologie diverse, i visitatori sentiranno e vedranno parte del materiale raccolto rielaborato dai membri del collettivo con estetiche differenti, estranianti ma in qualche modo univoche.

 

Sopra la tenso-struttura un antico megafono emette  suoni e jingles che annunceranno i momenti d’entrata e uscita nella Casa, in alternanza ad altri suoni connessi all’attività dei visitatori all’interno.

Il progetto “In Arberia” si prefigge di portare le voci, i messaggi, le musiche o semplicemente i suoni delle comunità attraversate nelle loro terre d’origine, proseguendo il processo di dialogo e rispecchiamento tra il qui e il lì.

IL PERCORSO 
POETICO-SENSORIALE

Il collettivo noMade ha scelto di avvalersi del metodo del Teatro de los Sentidos ideato e sviluppato dal regista e antropologo colombiano Enrique Vargas in quanto risponde pienamente alle questioni che i membri del collettivo si pongono di fronte alle possibilità restituitive dell’Opera.

Questo metodo per noi risponde altresì al desiderio di proporre un’esperienza iconostatica a chiunque entri in contatto con l’Opera. L’iconostasi infatti rappresenta uno dei perni del processo liturgico nel Culto Cristiano-Bizantino praticato dagli stessi Arbereshe nelle loro comunità. Il Sacro si colloca al di là dell’altare, dietro tre grandi porte coperte da lunghe e pesanti tende che velano agli occhi dei fedeli le raffigurazioni del divino. 

 

RADIOnoMade in Arberia trae ispirazione da tale meccanismo di ritualità per riformularlo in chiave drammaturgica.

Nello spazio performativo i performer si confrontano con il fruitore dell'opera tessendo una narrazione circolare capace di trasformare la casa Arberia in uno spazio della memoria e della mente in cui perdere la cognizione del tempo e dello spazio per lasciare libero arbitrio alla propria immaginazione.

Ad accompagnare i visitatori in questo viaggio sono quattro figure chiave:

 

La Vegente:

attraverso una antico rituale traccia il percorso futuro del "vaggiatore", invitandolo a lasciare le vesti del reale per ricostruirlo attraverso l'uso della propria immaginazione e l'incontro degli abitanti della Casa.

( performer Alice Ruzzettu )

Il Telegrafo:

è il primo abitante della casa egli conduce il viaggiatore in una dimensione passata dove le parole degli Arberesh si confondono con i suoni della memoria. 

( performer Max Wayne )

Lo Scrivano:

incarna l'inconscio collettivo, egli aiuta il viaggiatore a dare una risposta alla domanda "Vuoi ricordare o dimenticare?" secondo le leggi enigmatiche della sincronicità.

( performer Fabio Pennacchia )

La Fanciulla:

accoglie il viaggiatore nella sua stanza al profumo d'infanzia, egli è libero di giocare, assaggiare, essere cullato all'intonazione di un'antica melodia le cui parole si sono perse nel tempo. Prima dell'uscita dalla casa è lei a condurlo al momento sonoro restituito dall'ultimo (S)oggetto parlante.

( performer Lea Walter )

TIRATURA DI STAMPE MANUALI
IN CIANOTIPIA
VIDEO "In ARBERIA"

Alice Ruzzettu e Max Wayne hanno intrapreso un'ulteriore selezione e rielaborazione dei contenuti visivi realizzando una tiratura in cianotipia, che assemblata in copertine di audio cassette e vinili 45 giri, restituisce all'archivio sonoro dell'opera un proprio immaginario visivo. 

La stampa manuale in cianotipia (1842) é un processo alternativo basato sui composti del Ferro Ammonio e del Potassio Ferricianuro i cui risultati monotipici derivano dai seguenti fattori variabili: dosaggio chimico, esposizione ai raggi solari, sviluppo/fissaggio e tipologia di supporto emulsionato.

SOUNDWALK "In ARBERIA"

Il video è composto da sette capitoli che prendono il nome da sette proverbi arberesh. Ognuno rappresenta un frammento della visione del mondo di questo popolo attraverso il dialogo tra immagini di repertorio girate in super 8 negli anni ‘70 e le immagini riprese oggi da Edoardo Gino e Gerdi Petanaj in alcune comunità arebereshe della Calabria Settentrionale. 

Grazie all’attento lavoro di composizione svolto da Max Wayne, Edoardo Gino e Lea Walter la traccia sonora ripercorre in parallelo il dialogo tra passato e presente, rendendo il video in Arberia un’esperienza sinestesica lungo la memoria antica arbereshe. Ci invita, inoltre, a riflettere sul lento svanire delle antiche culture del Mediterraneo che detengono una parte fondamentale del nostro patrimonio materiale e  immateriale. 

Realizzato in occasione di Manifesta 12 a Palermo, il collettivo ha elaborato e registrato una versione sonora del percorso immersivo performativo. Il montaggio effettuato da Max Wayne è una ricostruzione di audio d'archivio e Samles contemporanei originali. Partendo quindi da un territorio specifico verso una soggettività costituita da input sinestici e sentieri polifonici.  

 

Il collettivo mette a disposizione del visitatore benda e cuffia per poter immergersi nella Casa Arberia incontrandone gli abitanti e ambienti. 

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In arberia è stato presentato in occasioni di: 

Mediterranea 18, Young Artists Biennial, Tirana (AL), 4-9 maggio 2017; Festiwol, Wolke, Brussels (BE), 16-18 giugno 2017, Festival Arbereshe, Vaccarizzo Albanese (IT), 11-12 agosto 2017, Festival Internazionale di Fotografia, Corigliano Calabro (IT), 30 agosto 2017; Performance @ noMade Studio, Roma (IT), 13 novembre 2017; Beyond the Obvious, Culture Action Europe, Contemporaneamente Roma International Days,; Palazzo delle Esposizioni, Roma (IT) 15-17 novembre 2017; Performance @ noMade Studio, Roma (IT), 5 giugno 2018; COPRESENCE in collaborazione con TAAK, MANIFESTA 12, TMO e Palazzo Oneto di Sperlinga, 15-17 giugno 2018 e 29 ottobre – 4 novembre 2018, Palermo (IT).

Il progetto Radio noMade in Arberia è stato possibile fino ad oggi grazie

 


Alle Comunità Arbereshe Çifti, Mbuzati, Shën Mitri, Shën Sofia , Strigar, Vakarici and Spixana, particularly to Andrea Amato, Giovanni Argondizza, Vicky Baffa, Giuseppe Barale, Maria Giuseppa Algeri, Annunziata Bua, Anna Lucia Casolaro, Gaetano Gianzi, Piero Godino, Renato Guzzardi, Michelangelo La Luna, Amalia Marchiano’ Romanello, Aldo Marino, Ettore Marino, Tommaso Marino, Adriano Mazziotti, Alfio Moccia, Marco Moccia, Maurizio Moccia, Lello Pagliaro, Anna Romanello, Pasquale Romanello, Giuseppe Sommario, Gennaro Scura, Raffaele Sposato, Luca Vigna e il Gruppo Folk Shqiponjat.

 

 

Ed al sostegno di:

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